Spero di non dilungarmi troppo perché non ho cose belle da dire però… in qualche modo devo sfogarmi e cercherò di essere il più gentile possibile.
La storia in sé poteva anche essere carina ma è stata lentissima e noiosa da leggere, non riuscivo ad andare avanti di più di un paio di pagine al giorno finché non mi sono costretta a finirlo. Era tutto troppo incentrato sulla parte romantica, sui sentimenti dei protagonisti, cose tipo: “Io gli dico che lo amo, ma lui non è pronto” oppure “Le mostro che la amo ma poi lei scappa”. Mi sembrava solo deprimente e assurdo, non è esattamente ciò che mi aspettavo.
E il fantasma? Thorn era stato presente praticamente tutto il libro in The Architect of Song, qui lo vediamo per cinque capitoli al massimo. La trama dice che è vendicativo e io mi chiedo dove lo sia. Sarebbe stata la parte più interessante peccato che l’autrice abbia deciso di non svilupparla e di ricordarsi solo alla fine che forse doveva essere il tema principale.
Il finale è stato a dir poco assurdo: dopo tutte le rivelazioni (interessanti tutto sommato), tutti i problemi e le premesse… è felice. Tutti vengono perdonati, si abbracciano e vivono come una grande e allegra famiglia. E non capisco neanche il perché! Non c’erano i presupposti”!
Adesso arrivo alla parte che più mi ha fatta arrabbiare e che mi ha fatto odiare The Hummingbird Heart: l’italiano. Vi prego miei connazionali, risparmiatevi la sofferenza e non leggetelo. Essendo Willow un’orfana italiano l’autrice si è sentita in dovere di farle dire delle frasi e altro nella sua lingua natale, cosa sensata se non avesse avuto cinque anni quando è stata adottata dai Thornton. Mi risulta difficile credere che potesse scapparle qualche termine. Il peggio è che ha deciso di farlo parlare anche a Julian. Questo libro è la prova che Google Traduttore, nonostante a mio parere sia migliorato, abbia ancora tanta strada da fare. Ho visto la mia lingua maltrattata e sottovalutata in modi che nemmeno immaginate! Ve ne dico solo uno che penso riassuma bene la situazione: invece di “Oh Signore!” È stato scritto “Signore dell’Oh!”. Non credo servano altri commenti se non uno: forse era il caso di correggerlo meglio questo romanzo, e non in modo così superficiale.
Alla fine di questa recensione mi sento offesa e di pessimo umore quindi credo sia meglio concluderla qui, senza farci ancora del male.
Un abbraccio,
Giollyna