The Silence of Bones in poche parole: un mystery storico che si svolge in Corea non si legge tutti i giorni, ma bisogna essere preparati al tipo di stile.
Devo ammettere con rammarico che questo è uno dei libri più noiosi che ho letto l’anno scorso. Ero piena di aspettative, ma non sono riuscita a farmi coinvolgere, se non negli ultimi capitoli, dove la storia si è un po’ ripresa. Sinceramente non so nemmeno dire perchè la pensi così, il mistero dietro gli omicidi era molto interessante e ben costruito… ma che fatica!
Non ricordo un nome che sia uno, quindi perdonatemi se non li userò in questa recensione, forse avrei dovuto scriverla prima ma ormai è tardi per pensarci. La protagonista è una ragazza incosciente che non sa stare al suo posto e sembra non avere il minimo istinto di conservazione, se c’è una cosa stupida e rischiosa che potrebbe fare lei la fa, ma non in un modo simpatico alla Percy Jackson! Solo stupido. L’ispettore… non saprei come descriverlo, nella mia testa è circondato da un alone scuro e non è stato molto simpatico nemmeno lui. I personaggi secondari non me li ricordo…
Il mistero è costruito molto bene, le motivazioni dell’omicidio sono credibili, il contesto storico è stupendo e forse se non avessi letto un libro ma avessi visto un film sull’argomento mi sarebbe pure piaciuto! Ma la parte iniziale si è trascinata troppo, era confusa e lenta e quando è stato il momento di prendere velocità mi aveva già persa.
Mi sono piaciute molto le NDA, dove l’autrice spiega le sue ricerche per il libro e i fatti storici accaduti e adattati. Apprezzo sempre un lavoro ben fatto e su questo non ho nulla da dire se non che c’è stato davvero molto impegno nella ricerca.
In conclusione, questo libro non mi ha convinta, ma darò un’altra possibilità all’autrice in futuro.